D’inverno il buio arriva presto; quando sta per calare la sera, chiudo le imposte e lascio fuori il mondo e il freddo. Ma non posso lasciar fuori Luna, che anche d’inverno vuole trascorrere almeno qualche ora in giardino, così, prima di chiudere tutto, la chiamo e la faccio rientrare in casa.
“Luna, vieni!”
A volte non basta. Si nasconde sotto le siepi oppure dorme pesantemente ronfando e non ascolta il mio richiamo.
“Luna, Luna, dove sei? Perché non vieni?”
“Luna, Luna, vieni!”
E’ il mio da fare quotidiano, è il mio saluto alla sera.
Ho fatto la spesa: torno a casa con il portabagagli carico di buste e incomincio a scaricare.
La mia vicina di casa sta uscendo con la figlioletta più piccola, di cinque o sei anni:
“Buonasera”
“Buonasera”
“Visto che tempo oggi?”
Mentre ci scambiamo gli stantii convenevoli, mi accorgo che la bambina sta cercando di bisbigliare qualcosa alla madre e si nasconde da me. Non capisco il suo comportamento, penso voglia attirare la mia attenzione e mi avvicino.
“No, vai via!” Urla spaventata la bambina. “Sei una strega!”
La madre ed io ci guardiamo con aria interrogativa. Poi un po’ imbarazzata, ma solo un po’, perché capisco che sta già immaginando chissà che cosa sul mio conto, chiede alla figlia il motivo della sua paura.
“È una strega perché parla con la luna! La comanda! Tutte le sere la chiama e la luna appare nel cielo!”
“Ma no, piccola, che dici? Luna è la mia gatta! La sera la chiamo per farla rientrare in casa!”
“Mamma, mandala via, mandala via! È pazza! Crede che la luna sia la sua gatta! È una strega pazza!”